IL GRUPPO COME TERRITORIO DI COMUNICAZIONE E CRESCITA CONSAPEVOLE

In oltre quarant’anni attività professionale all’interno di aziende, università ed organizzazioni di ogni tipologia, ordine e dimensione ho avuto modo di constatare di come le dinamiche di gruppo giochino un ruolo essenziale nel facilitare o meno i cambiamenti all’interno delle organizzazioni. Fare gruppo, infatti, significa:

imparare a stare bene con le persone con cui si sta

imparare a comunicare in modo efficace attraverso i propri punti di forza

imparare ad osservare, conoscere e riconoscere le fragilità altrui

Fare gruppo diventa così un percorso verso la consapevolezza, verso il protagonismo di ciascuno che può crescere aumentando la disponibilità alla comunicazione, alla comprensione, all’apertura, al dialogo e al desiderio di stabilire relazioni realmente significative con l’altro. Questo atteggiamento diventa assolutamente funzionale all’intera organizzazione perché tende ad abbassare i meccanismi di difesa mobilitando le energie migliori di ciascun componente.

Quando ciò accade il gruppo diventa così incredibile riserva di energia per ciascuno e consente di sperimentare dei cambiamenti nel “ qui ed ora “. Agendo un cambiamento si introietta una strategia di successo, si acquisisce un metodo e questo lo si porta con sé nel quotidiano.

La vera difficoltà per giungere ad una simile dinamica di gruppo è la capacità di riuscire a mettere al bando i propri automatismi di difesa per riuscire a scoprirsi in modo diverso , “vedendo”, e non solo con gli occhi, le diversità come una possibile risorsa e riuscendo a generare così rapporti di autentica cooperazione . Con il diminuire dei segnali di fuga o di difesa trova attivazione un vero scambio emotivo tra i componenti del gruppo che offre spazi nuovi e mai esplorati di collaborazione in cui ciascuno diventa guida dell’altro come nell’esercitazione della

“Camminata cieca” proposta dai programmi di sviluppo organizzativo di Focus Consulting. In questo tipo di esercitazione i partecipanti vengono suddivisi in due gruppi e dove, con modalità alternate assumono sia il ruolo di guida che di guidato, con applicazioni di difficolta diverse (quali, rimanere in silenzio, potere utilizzare o meno il “contatto” fisico, impiegare tipi di “andatura” vari etc ).

Nel debriefing, a conclusione delle due frazioni viene lasciato qualche minuto ai partecipanti, perché ognuno possa descrivere su dei post-it di diverso colore le percezioni e le emozioni del proprio vissuto nei due ruoli. I post-it andranno affissi su una lavagna a fogli mobili, per consentirne la “lettura” in gruppo e potere raccogliere così insieme anche i segnali deboli che il più delle volte hanno un significato superiore ai dichiarati espliciti.

Si sviluppa in questo modo una riflessione condivisa nel gruppo sui concetti di fiducia, responsabilità, potere, guida all’interno di dinamiche relazionali.

Segnatamente nei gruppi operativi, vanno emergendo anche una serie di parallelismi con la quotidianità del lavoro ( il cliente che spesso si sente spaesato , la presa in carico di responsabilità da parte delle figure” dedicate” alla consulenza della clientela). Trova generalmente rinforzo la consapevolezza dell’importanza della “relazione” nel rapporto professionale.

Come anticipato già in precedenza, i singoli componenti del gruppo si portano “a casa” e/o “al lavoro” la competenza a sapere approfondire la consapevolezza di noi stessi e la relazione con le nostre emozioni, riuscire ad esplorare le nostre reazioni alle emozioni e allo stress, la capacità di comprendere i meccanismi legati all’autostima e alla fiducia in sè stessi, ma soprattutto lo sperimentare l’importanza dell’empatia nelle relazioni con le persone che ci “circondano”.

GUIDOCATANIA